Sette buone pratiche nella programmazione
La programmazione è un’attività complessa che richiede un metodo di lavoro efficace ed efficiente.
Un buon programmatore deve padroneggiare i fondamentali della programmazione, incluso l’utilizzo di codice
- ben strutturato,
- ben documentato,
- testato e
- con un’ottima qualità.
Senza presunzione di completezza, ecco la nostra check list con alcune prime buone pratiche, da seguire per programmare con successo. Se vuoi approfondire le definizioni leggi anche il nostro articolo Le parole del coding.
- Documentazione del codice. È fondamentale documentare accuratamente il codice che si scrive. La documentazione del codice è uno dei compiti più importanti per un programmatore, poiché aiuta a rendere più facile capire, modificare e mantenere il codice.
- Separazione dei dati dal codice. È importante separare i dati dal codice. I dati devono essere memorizzati in una base di dati (vedi l’articolo basi di dati, dbms e sistemi informativi) o in un file esterno e non inseriti direttamente nel codice. Ciò consente una migliore gestione dei dati e una più facile modifica o aggiornamento.
- Divisione del problema. Un problema complesso deve essere diviso in sottoproblemi più semplici. Ciò consente di affrontarlo in modo più efficiente e di individuare più facilmente eventuali errori.
- Parametrizzazione. Ogni parte del codice che potrebbe variare dovrebbe essere parametrizzata in modo da poter essere facilmente aggiornata in seguito.
- Ricerca di soluzioni migliori. È sempre bene confrontarsi con altri programmatori e/o verificare in Internet se esistono soluzioni migliori di quella che si è pensata per un problema specifico.
- Validazione e robustezza dell’input. Il codice scritto deve essere robusto e validato in modo da poter gestire anche input non validi e non corrispondenti alle aspettative.
- Test. È importante prevedere di effettuare test approfonditi prima di rilasciare in produzione quanto si è programmato. Inoltre, è preferibile che il test non sia effettuato dal programmatore stesso per evitare il cosiddetto bias (ovvero pregiudizio inconscio indotto dalla familiarità che il programmatore inevitabilmente ha, avendo scritto lui il codice). Se possibile, è possibile automatizzare i test.
Seguendo queste buone pratiche, è possibile scrivere codice di qualità, efficiente ed efficiente che soddisfi le esigenze dei clienti in tempi ragionevoli.
Alle sette buone pratiche dell’elenco sopra, ne aggiungiamo una ulteriore, che mette al riparo il programmatore dal fallire il proprio compito.
- Qualità good enough. La qualità deve essere buona, ma non deve essere eccessivamente alta, poiché questo potrebbe comportare un aumento eccessivo dei tempi di sviluppo. È quindi importante trovare un buon compromesso tra tempi di sviluppo e qualità del codice.
Immagine di Christina Morillo da Pexels